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Innovation Hub in Italia

Innovation Hub in Italia

Innovation Hubgenius loci (ancora poco valorizzato dal sistema) per l’Innovazione vicino al Territorio, a contatto con la Ricerca, vicino alle PMI ma interconnesso con le “Company”, dove Pubblico e Privato creano alleanze sinergiche e strategiche per il Paese.

Andiamo con ordine.

Incubatori e acceleratori d’impresa sono sempre più̀ fondamentali negli ecosistemi imprenditoriali nazionali e locali: se ne parlava già qualche anno fa, in epoca non sospetta[1].

Oggi, anche grazie all’ingresso di soggetti aventi nuovi modelli di business e attenti all’impatto sociale o ambientale delle imprese, sono in importante crescita ed evoluzione.

In altrettanta crescita ed evoluzione sono gli ecosistemi che, comprensivi o meno di incubatori o acceleratori, si occupano di Innovazione (tecnologica, energetica, di sostenibilità, non profit, green oriented, etc…), siano essi verticali od orizzontali.

Ma ha senso occuparsi delle caratteristiche, dello stato dell’arte e del futuro di questi ecosistemi, ancorché non sempre codificati o classificabili?

Si!

È un esercizio di primaria importanza: progettare e realizzare Innovation HUB è necessario per l’Economia del Paese, per gli Imprenditori, per far ripartire il mondo del Lavoro e, quindi, per la Società in generale.

Finito il tempo della mera presa di posizione o della teorica diatriba sul successo o meno dei parchi scientifici tecnologici (secondo chi scrive assolutamente di successo), occorre essere pronti e in grado compiere un mutamento di paradigma, anche in relazione ai “luoghi” del lavoro (o meglio, come ha scritto correttamente Enrico Moretti anche nel titolo, al “La geografia del lavoro”, Ed. Mondadori); essere pronti a cambiare: il modo di lavorare, “fare” imprese, “fare” economia, le relazioni.

A proposito di relazioni, poi, vorremmo parlare anche di Transizione Relazionale (!!).

Insomma, la parola d’ordine è mettersi in gioco.

Uscire dalla propria comfort zone e popolare gli ecosistemi dell’Innovazione, gli Innovation HUB.

Oggi, infatti, serve reagire, in tempi rapidi, all’incedere dirompente della tecnologia e, abbiamo sicuramente capito, anche a qualsiasi mutamento di scenari economici, sociali e geopolitici.

Farlo insieme, interconnessi, in luoghi dedicati all’entusiasmo di un futuro migliore, ancor prima che al fatturato: è questa la nostra ricetta; occorre anche costruire un patto di Sistema che abbracci l’intera società, l’intera comunità e che coinvolga competenze trasversali.

In questo senso, siamo dell’idea che gli Innovation Hub siano la risposta.

Cominciamo, dunque, oggi, un percorso che, senza pretese, vuole parlare di questi Ecosistemi e, nelle prossime pubblicazioni, andremo a descrivere alcuni “focus” per noi significativi.

Innovation Hub: esiste una definizione?

Il concetto di «Innovation Hub», di «centro» o «ecosistema di innovazione», fonda le sue radici, a livello internazionale, nel concetto di «ecosistema naturale».

Già nel 2006 la Harvard Business Review definiva gli Innovation Hub come «collaborative arrangements through which firms combine their individual offerings into a coherent customer – facing solution»[2]. L’ecosistema innovativo era visto, quindi, principalmente come luogo e centro di aggregazione di interessi esclusivamente economici e l’obiettivo dell’Hub era individuato, principalmente, nella stimolazione e agevolazione delle occasioni di business delle aziende partecipanti.

Negli anni più recenti, si è cercato di dare nuovo significato e più ampio respiro a questa nozione, andando a identificare i minimi comuni denominatori di tali ecosistemi.

Analizzando le diverse definizioni[1], sono stati così individuati tre fattori ricorrenti:

  • «actors», intesi come PERSONE, in contrapposizione ai prodotti (oggetto delle offerte integrate di cui si parlava nel 2006);
  • «collaboration», intesa come PROCESSO che guida le interazioni tra gli attori;
  • «activity», intesa come FATTORE ABILITANTE le interazioni tra i soggetti e la collaborazione

che, con diverse geometrie, definiscono l’«innovation ecosystem» come «the evolving set of actors, activities and artifacts, and the institutions and relations, including complementary and substitute relations, that are important for the innovative performance of an actor or a population of actors».

Il risultato finale è, pertanto, la «innovative performance»: si tratta di un concetto volutamente ampio e flessibile, adattabile ai diversi campi di applicazione, in ogni caso riferito al prodotto finale del processo di innovazione.

Ci siamo chiesti se, nel nostro sistema, esistono definizioni più o meno formali di Innovation Hub.

La risposta è complessa.

Le nozioni che troviamo di “ecosistemi innovativi”, generalmente, sono quelle “istituzionalizzate” e dettate dall’esigenza di allocare, principalmente, fondi pubblici, come, ad esempio:

  • incubatore certificato (cfr. art. 25 co. 5 D.L. n. 179/2012): “è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi dell’articolo 73 del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, che offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up innovative” ed è in possesso di determinati requisiti relativi alla struttura fisica, amministrativa, di attrezzature e utilities, di esperienza e di collegamenti con Università, centri di ricerca e partner finanziari;
  • ecosistemi dell’Innovazione (cfr. Linee Guida MUR per le iniziative di Sistema della Missione 4 Componente 2 (PNRR) adottate con D.M. n. 1141 del 7.10.2021: sono reti di università, EPR, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti, auspicabilmente organizzati in forma consortile, finalizzati a favorire l’interazione fra gli stessi per stimolare la creazione e la promozione dell’innovazione e della sostenibilità per un’area/un territorio di riferimento. Le loro attività sono legate all’istruzione superiore, alla ricerca applicata, all’innovazione su specifiche aree, definite in base alla specializzazione del territorio.

Gli esempi che precedono ci offrono un primo spunto di riflessione, e cioè che le definizioni normative, pur se apprezzate e apprezzabili, sono tendenzialmente volte ad armonizzare un tessuto già molto regolamentato e presidiato, che tuttavia:

  • impone di instaurare relazioni con Università e Centri di Ricerca;
  • calato dall’alto, con regole e paletti, con la previsione di dover coinvolgere necessariamente alcuni soggetti istituzionali e/ il suggerimento di adottare particolari Legal Entity (come il consorzio);
  • in modo formalizzato, attraverso Bandi alle volte difficili da interpretare da parte delle Imprese e di Innovation HUB poco usi all’argomento;
  • non incontra il “Sistema”, fatto di “micro” Innovation HUB, per la maggior parte generalisti e, negli ultimi anni, sempre più di impronta privata.

Una seconda riflessione è che, se si analizza la realtà, una definizione univoca di “Innovation Hub”, in realtà, non esiste.

Gli Hub si formano seguendo e adattandosi al particolare tessuto imprenditoriale e sociale di un dato Territorio [e la divisione non è solamente nazionale (Italia vs. resto del Mondo), ma anche regionale e finanche provinciale], il quale, a sua volta, necessariamente si compone di meccanismi e variabili unici, difficili da comprendere fino in fondo, se ci si limita ad un approccio teorico, e altrettanto complessi da ipotizzare e disegnare a priori.

Va comunque tenuto in considerazione la missione fondamentale degli Innovation Hub, che è quella, per riprendere la definizione data da Granstrand e Holgersson, di realizzare una innovative performance che coinvolga gli attori del Territorio, attraverso forme di collaborazione che coinvolgano attività differenti, di produzione ma anche di ricerca e sviluppo.

Gli Innovation Hub sono, quindi, luoghi in cui si attua un vero e proprio trasferimento di competenze in maniera circolare, di open innovation reale, virtuosi e vincenti per tutti.

Le variabili in gioco sono tante, in ciascun Territorio.

Sarà importante – anzi, fondamentale – saper costruire, progettare, studiare, mettere a terra correttamente l’Hub, per soddisfare le esigenze concrete del Territorio in cui questo si inserisce e sfruttare appieno le sue potenzialità, così come generare modelli che ne definiscano in modo chiaro una propria identità.

Ma cosa fanno in concreto gli Innovation Hub?

Al prossimo appuntamento cercheremo di individuare alcune delle attività nobili (come il Trasferimento Tecnologico) che abbiamo intercettato anche quali attori ed anche (udite, udite, “nonostante” avvocati) promotori e co-ideatori!

A presto, dunque!

[1] Per citare alcuni, tra molti: Hochberg Y.V., Fehder D.C., “Accelerators and ecosystems”, 2015, Science; Miller P., Stacey J., 2014, “Good Incubation. The craft of supporting early-stage social ventures”, Nesta pub.; Mason, Colin, Brown, Ross, 2014, “Entrepreneurial ecosystems and growth oriented entrepreneurship. Final Report to OECD”; Hwang, V.W., Horowitt, G., 2012, “The Rainforest: The Secret to Building the Next Silicon Valley”, Regenwald.

[2] Adner R., “Match Your Innovation Strategy to Your Innovation Ecosystem”, aprile 2006, Harvard Business Review.

[3] Citiamo ad esempio quelle raccolte da Granstrand O., Holgersson M., “Innovation ecosystems: A conceptual review and a new definition”, Technovation, https://doi.org/10.1016/j.technovation.2019.102098

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